Per le strade di una Napoli assolata del ’44 le prostitute urlano “Hey Joe!” ai soldati americani, nella speranza di essere scelte – e tirare su qualche moneta per mantenere i propri figli. La guerra sta per finire, i marinai si apprestano a lasciare la città e il giovane Dean Barry si innamora della bellissima Lucia, a cui promette “eterno amore” – ma dagli Stati Uniti non tornerà più.

25 anni dopo, Dean Barry riceve per errore un telegramma datato 13 anni prima: Lucia è morta e suo figlio Enzo, già 12enne, vorrebbe tanto conoscerlo. Per lui, questa, è un’occasione per fare i conti con i fantasmi del passato e allo stesso tempo per dare un senso alle macerie scomode della sua esistenza. Dean prende un aereo e raggiunge Napoli e si accorge che, in fondo, le cose sono pressoché le stesse. Lucia però non c’è più, la sua casa è occupata da un’altra famiglia e suo figlio Enzo vive di espedienti per poter mantenere la sua famiglia – e per sdebitarsi del suo padre adottivo, che ha sostituito il giovane Dean subito dopo la sua nascita.

Hey Joe è il nuovo film di Claudio Giovannesi (Fiore, La Paranza dei Bambini), un ritratto piuttosto fedele dell’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui la popolazione più povera le prova tutte per tirar su qualche soldo in più e i soldati americani sembrano “approfittarsi” di tutta questa disponibilità. Tra tutti, Dean sembra quello con le migliori intenzioni, ma l’abbandono di Lucia incinta e il riconoscimento così tardivo di suo figlio ribaltano la situazione a suo sfavore, restituendoci una visione molto più cinica del suo personaggio, nonostante i tentativi di redenzione.

James Franco è Dean Berry, l’incarnazione perfetta di un uomo distrutto, depresso e dipendente dall’alcol, che ha perso tutto nella vita – persino il suo senso più profondo – e approfitta di questa rivelazione per provare a ricostruire i tasselli del suo passato, nella speranza che servano a fare da cavalletto per sorreggere – goffamente – il suo futuro.

Hey Joe è un film che funziona, sotto diversi punti di vista. La fotografia è curata e fedele e restituisce molto bene le atmosfere del passato (sia la guerra che gli anni Settanta) e anche gli attori sono perfettamente integrati nella parte – benché a volte sbilanciati rispetto al ruolo che interpretano. L’unica nota stonata riguarda un grande classico della sceneggiatura: la tendenza, cioè, a caricare di tensione il finale, scaricando di contro la parte iniziale della storia. Un errore comune, questo, che rischia di alleggerire troppo i personaggi, impedendo non solo allo spettatore di empatizzare con loro e con le loro emozioni, ma anche di non riuscirne a percepire una reale tridimensionalità.

A parte questo, però, Hey Joe è un ottimo proseguimento di carriera per Claudio Giovannesi, che ha già dimostrato con film come Fiore e La Paranza dei Bambini cosa vuol dire raccontare il disagio, la morte e la povertà – d’animo, di vita e di soldi.

Hey Joe è attualmente in programmazione alla Festa del Cinema di Roma e arriverà nelle sale verso la fine di Novembre. Il trailer lo trovate qui.

Hey Joe (2024, di Claudio Giovannesi)
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