Muccino torna al cinema per parlare di gioventù bruciate e amori (im)possibili, con un film a tratti grottesco e che stenta – purtroppo – a carburare (la trama, però, è potentissima).

C’è un problema innegabile nel cinema di Gabriele Muccino. I suoi film sono pomposi, internazionali, pieni di attori interessanti e spesso giusti per le loro parti. Le sue storie sono potenti anche se a volte sopra le righe, eppure c’è qualcosa che tende sempre a mancare – e la colpa è probabilmente della messinscena.

Fino alla Fine, di Gabriele Muccino, presentato fuori concorso nella sezione Grand Public alla Festa del Cinema di Roma, è un film che parla di perdita, dolori, mancanze, ma è anche una dichiarazione d’amore all’amore stesso, quello giovanile e scapestrato, quello folle e senza freni, quello che ti rende capace di tutto – perfino di morire.

I protagonisti, Giulio e Sophie, sono giovani, bellissimi e profondamente soli: sulla carta hanno una vita qualunque, ma nel loro cuore c’è una ferita insanabile che ha bisogno di essere curata. Il loro incontro sarà fortuito e per certi versi fatale e li aiuterà a realizzare, finalmente, un sogno: trovare l’amore (in ogni forma possibile).

Il cinema di Muccino, dicevamo, è un cinema internazionale, maestoso, che galoppa anziché trottare e si fa vanto di una messinscena spesso al di sopra delle sue possibilità. Come spesso accade nelle sue storie, però, c’è sempre qualcosa che trascina lo spettatore indietro, che lo lascia sospeso per buona parte del film, nell’attesa di uno sviluppo narrativo che tarda sempre ad arrivare – e quando arriva non lascia mai davvero a bocca aperta. Ed è un vero peccato, in questo caso, perché Fino alla Fine è un film pieno zeppo di potenzialità, con attori incredibilmente bravi (e un cast internazionale all’altezza delle aspettative), ma un colpo di scena che si insinua così lentamente da non permettere a chi guarda di empatizzare (o simpatizzare) con i personaggi. Eppure vorremmo innamorarci tutti di Giulio, di Sophie, persino del Komandante (l’amico “senza regole” del povero Giulio), ma il tempo scorre inesorabile sullo schermo e siamo costretti a salutarli proprio sul più bello.

Il nuovo Muccino, quindi, sembra quasi un’occasione persa più che un vero e proprio capolavoro, eppure la visione è consigliata nonostante tutto. Perché il suo cinema, in fondo, è così: parte lentamente, arriva al punto quando meno te lo aspetti e finisce sul più bello. Un po’ come la vita.

Fino alla Fine di Gabriele Muccino è attualmente in programmazione alla Festa del Cinema di Roma, ma arriverà nelle sale a partire dal 31 Ottobre. Potete guardare il trailer qui.

Fino alla Fine (2024, di Gabriele Muccino)
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