Terry Gilliam: l’uomo che ha salvato Don Chisciotte

– Allora, signor Gilliam, ci racconti come si è evoluto questo progetto da quando ha letto il libro di Cervantes fino ad oggi.

– Non saprei, ce li abbiamo 30 anni di tempo?

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Don Chisciotte è morto. Viva Don Chisciotte. Ci sono voluti quasi 30 anni (e quasi 20 dal primo disgraziato tentativo di portare al cinema questo film), ma la perseveranza ripaga sempre e la costanza pure: L’uomo che uccise Don Chisciotte (The Man Who Killed Don Quixote) di Terry Gilliam sta per arrivare – finalmente – al cinema, a coronare un percorso travagliato, doloroso e folle almeno quanto i suoi protagonisti.

“Sono passati tantissimi anni – ha raccontato Terry Gilliam in conferenza stampa, durante la presentazione del suo film a Roma – da quando ho preso in mano per la prima volta il libro di Cervantes. Era il 1989 e desideravo tanto portare al cinema il suo Don Chisciotte. Quando ho finito di leggere il libro, però, mi sono reso conto che sarebbe stato impossibile, così ho lasciato perdere.”

Gilliam, in realtà, non ha mai mollato la presa ed ha cercato una via differente per trasporlo, provando a realizzare qualcosa di diverso.

Il primo tentativo

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Una scena della prima versione del film tratta dal documentario “Lost in La Mancha”

Agli inizi del 2000, dopo il successo di Paura e Delirio a Las Vegas, i suoi produttori gli danno la buona notizia: il film si può fare, con un budget da 32 milioni di dollari.  Gilliam e i suoi collaboratori si mettono subito al lavoro e il Don Chisciotte della Mancia di Cervantes diventa la storia di un uomo che viaggia attraverso i secoli e conosce il vero Don Chisciotte (che goffamente lo confonde per il suo fedele amico e scudiero Sancho Panza).

Il film, una produzione totalmente europea, si comincia a girare in Spagna e in diverse parti dell’Europa: nel cast ci sono nomi altisonanti come Johnny Depp, Jean Rochefort, Vanessa Paradis, Christopher Eccleston, Jonathan Pryce – e tantissimi altri. Peccato, però, che a parte Depp e Rochefort, nessuno di loro riesce a recitare e la produzione, infatti, si interrompe bruscamente a causa di una serie di reazioni a catena al limite del paradossale: il set viene colpito da violenti e costanti nubifragi, Rochefort si ritrova con un’ernia al disco e una prostatite (e ovviamente non può salire su un cavallo nemmeno per scherzo) e la lista di disgrazie rischia di diventare davvero infinita se non si corre ai ripari al più presto.

La produzione, manco a dirlo, si accorge dell’enorme spreco di sforzi, tempo e denaro a vuoto per realizzare questo film e decide di interrompere tutto.

Quando Don Chisciotte si perse a La Mancha

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Terry Gilliam e Jean Rochefort sul set del film nel 2000 (la scena è tratta da Lost in La Mancha)

Un uomo come Gilliam, però, può insegnarti molte cose: per esempio, la sua mente visionaria e il suo totale distacco dalla realtà possono aiutarti a trasformare gli ostacoli in opportunità.

Il film, dicevamo, si interrompe per problemi di produzione, ma poiché alcune scene erano già state girate e due collaboratori di Gilliam avevano girato diverso materiale di backstage, si decide di realizzare qualcosa di diverso: un documentario in grado di raccontare l’accaduto. Dalla produzione di L’uomo che uccise Don Chisciotte nasce Lost in La Mancha, una raccolta di documenti e riprese avvenute nel 2000 sul set spagnolo (il film verrà montato e distribuito nel 2002). Come spesso accade in situazioni come queste, cast e crew si ritrovano loro stesse protagoniste del film e devono cercare disperatamente di salvarsi e tornare a casa come tanti piccoli moderni Don Chisciotte, in perenne lotta coi mulini a vento (ma più che vento è una vera e propria tempesta).

L’ultima speranza

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Dall’uscita di Lost in La Mancha, la macchina produttiva di questo film continua a muoversi: Don Chisciotte sembra un uomo vero e proprio, che scalpita sotto la cenere, nella speranza di affermare la propria esistenza.

Terry Gilliam, dal canto suo, ha la fortuna di circondarsi di persone che credono fortemente in lui e in questo progetto, nonostante tutte le avversità. Il tempo scorre, però, inesorabile e tutte le persone coinvolte si allontanano alternativamente per prender parte ad altri progetti. Terry non molla, però, lui no. “La speranza è l’ultima a morire” direbbero gli antichi, ma la verità è che non muore mai, se sei il primo a crederci.

E così, diversi anni dopo, il carrozzone prova a riformarsi, ma nel 2010 Gilliam comunica un nuovo blocco della produzione a causa dei fondi ancora troppo insufficienti per fare un film come si deve. L’epopea di Don Chisciotte sembra giunta a un tragico termine.

Sembra. Appunto. Perché nel luglio 2016 Terry Gilliam riaccende un barlume di speranza negli occhi suoi e dei suoi fan: L’uomo che uccise Don Chisciotte si farà, le riprese cominceranno a breve. Alcuni ritardi dopo (questa volta, però, nei limiti del consentito), la produzione avvia le riprese in Spagna a fine febbraio 2017. Le riprese dureranno più di tre mesi, con un budget stimato di 17 milioni di dollari.

“Come recita la parte finale del mio film, ‘Don Chisciotte vivrà per sempre’ – ha detto ancora Gilliam in conferenza stampa – e se ci pensate è un po’ come l’arte, no? Si evolve, si trasforma, cambia, cresce. Ecco, il mio Don Chisciotte è proprio così”. Non solo il suo personaggio, verrebbe da dire, ma anche il suo film, viste le sue avventure.

L’uomo che uccise Don Chisciotte: l’attesa ripagata

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Toby è un giovane studente di cinema che sogna, come tutti, di diventare un regista di successo. Durante i suoi studi, si trasferisce in Spagna con alcuni amici per girare il suo lavoro di fine anno: una trasposizione del Don Chisciotte. Per farlo, però, rinuncia a un cast di attori veri per scegliere persone comuni, convinto che così avrebbe dato valore e spessore alla sua pellicola. L’intuizione è geniale, in verità, perché il risultato è sorprendente e il film riesce a vincere diversi premi in giro per il mondo. Ma non basta. Non basta perché di gloria non si vive e i sogni non fanno mangiare, così Toby dice addio al mondo del cinema per abbracciare quello della pubblicità. E qui, Toby, il salto lo fa davvero: diventa ricco, famoso, ma altrettanto cinico e insensibile, una persona totalmente diversa da quella del suo passato. In Spagna ci ritorna, sì, ma per girare un costosissimo spot televisivo.

E quando un po’ per caso un po’ per destino (o forse no?) un enigmatico gitano gli porge una copia del suo primo film, in Toby si risveglia come un amore sopito che lo spinge a ripercorrere i suoi passi e a far ritorno nel piccolo villaggio dove girò il suo Don Chisciotte. Il tempo, però, ha cambiato tutti e li ha trasformati in vittime sacrificali di un’opera maledetta. A quel punto, Toby, ha davanti due strade: rimediare ai suoi errori o ritornare alla sua misera esistenza.

Se c’è una cosa che ti insegna Gilliam, soprattutto con questo film, è che in fondo siamo tutti sognatori. C’è chi decide di vivere come Sancho Panza, e rimanere tristemente ancorato alla realtà, e poi c’è chi, come Don Chisciotte (ma anche come Gilliam stesso), si lascia andare alla fantasia, senza pensare alle conseguenze.

E poi, forse, ci sono quelli come Toby, che hanno sacrificato quella fantasia per inseguire il successo ma scoprono che c’è ancora qualcosa di vivo dentro di loro, qualcosa di forte e di urgente, che cerca disperatamente di farsi sentire. Nel film, Toby è interpretato da Adam Driver, qui forse alla sua migliore interpretazione in assoluto, capace di mettere in scena un uomo disperato e complesso, alla altrettanto disperata ricerca della “felicità”. Ad affiancare Driver in questo folle viaggio Jonathan Pryce, che dopo trent’anni di attesa corona il suo sogno di diventare il cavaliere errante contro i mulini a vento. Price stesso ha dichiarato in una scherzosa intervista: “Credo che Terry abbia continuato a ritardare questo film solo per farmi invecchiare abbastanza da poter interpretare Don Chisciotte.”.

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L’uomo che uccise Don Chisciotte è una bellissima allegoria della vita umana, che parla di uomini cinici, spietati e razionali che muovono e comandano l’esistenza di chi, invece, ha deciso di assecondare un sogno. Esattamente come quei registi che vorrebbero fare un film a modo loro e con i giusti tempi, ma devono combattere contro i giganteschi mulini a vento delle produzioni cinematografiche, che di quei sogni sembrano essersi completamente dimenticati. Esattamente come Terry Gilliam – o come il suo povero Don Chisciotte.

“Questo film è cambiato moltissimo in questi anni – ha dichiarato Gilliam – ed è diventato qualcosa di molto diverso dalle idee iniziali. Questa versione mi piace molto, però, perché rispecchia la realtà in cui viviamo. […] Se il film è così come lo vedete oggi forse è proprio grazie a questi 30 anni di lavorazione.”.

Al di là delle imperfezioni stilistiche di questo film, che pecca un po’ di fotografia in certi punti e deve necessariamente confrontarsi con un budget davvero molto ristretto, L’uomo che uccise Don Chisciotte è una grandissima metafora sui fallimenti della vita e sul dolore catartico che può far nascere grandi cose. Com’era la storia delle ceneri e della fenice, più o meno è la storia di Don Chisciotte e Sancho Panza: non importa quanti mulini a vento dovrai incontrare prima di morire, l’importante è che non smetti mai di lottare.

Ed ecco, quindi, che Don Chisciotte diventa speculare a Gilliam stesso e si fa portavoce della sua follia, della sua perseveranza, dei suoi sogni vividi e concreti: “Amo tutti i miei sogni e amo molto sognare – ha detto Terry Gilliam – perché la realtà è noiosa e ripetitiva e non ci sono ripetizioni nei sogni, fateci caso. Per questo sono molto legato ai miei sogni ed è per questo che resto ancorato a loro più che posso”.

2-DONQUIJOTE@DiegoLopezCalvin

Il Don Chisciotte è stato il grande sogno di Terry Gilliam, così grande che il 27 settembre 2018 arriva, finalmente, al cinema. Verrebbe da pensare che questo sia il suo testamento, ma Terry è ben più vivo del suo Don Chisciotte e già non vede l’ora di lavorare al suo prossimo progetto.

“Ho sempre voluto portare al cinema Don Chisciotte – ha ammesso Terry Gilliam – perché amo il cinema che parla di conflitti e di contrasti, della lotta tra cuore e ragione, tra realtà e finzione. Questo è il grande cinema per me”. Anche nella vita, se ci pensate, siamo in eterno conflitto tra ciò che vorremmo fare e ciò che, invece, dovremmo fare. Sono le nostre scelte a definirci e a portarci lungo un certo cammino.

Perché in fondo, come dice Terry, dentro tutti noi vive un po’ di Don Chisciotte e un po’ di Sancho Panza. Sta a noi decidere se essere più “folli”… o più “noiosi”.

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