Lo preferivo prima: la creatività incontra le critiche e si trasforma in arte

Lo preferivo prima: la creatività incontra le critiche e si trasforma in arte

L’artista e designer australiano Nicholas Barclay ha realizzato una serie di locandine provocatorie per raccontare visivamente quello che un artista – spesso – subisce ogni giorno (non solo online)

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Lo preferivo prima. Non lo capisco. Perché? No. Mi fa schifo. Mi ricorda questo. Troppo anonimo.

Sei un grafico, un designer o un art director? Allora chissà quante volte avrai sentito queste frasi dai tuoi clienti, nella vita. E non solo dai clienti, in verità.

L’esposizione estrema ad ogni tipo di arte e comunicazione (merito e de-merito di una società sempre più online e, quindi, sempre più in “vetrina”) ha fatto sentire le persone in grado di poter commentare e giudicare qualsiasi cosa. Cogito, ergo sum – diceva Cartesio. Ma aveva dimenticato di dire alla gente che per poter pensare occorre avere gli strumenti giusti. E gli strumenti giusti non arrivano insieme ad internet, non te li spediscono a casa in comodato d’uso e di certo non li acquisisci solo perché subisci attivamente o passivamente una determinata cosa. Per comprendere l’arte, o in generale un qualsiasi processo artistico, è molto importante conoscere, informarsi, provare a capire. Empatizzare.

Avere un’opinione non è fondamentale. Quello che conta davvero è comprendere ciò che si ha davanti ai nostri occhi e solo allora provare ad esprimere un’opinione. Magari con un po’ di gentilezza, che non fa mai male. Invece no, la gente parla, commenta, giudica, spesso senza neppure avere le competenze per farlo. Ecco quindi che un nuovo logo viene aspramente criticato perché “era meglio prima”, una pubblicità attaccata perché “troppo simile ad un’altra”, una locandina offesa perché “non la capisco, quindi fa cacare”. Dove finisce il limite? Perché un limite c’è, ovviamente, e non sarebbe neppure così difficile riuscire a riconoscerlo.

Nicholas Barclay, designer australiano noto per i suoi lavori iper minimali, ha deciso di raccogliere tutto questo e trasformarlo in arte, realizzando una serie di locandine di design su cui troneggiano – a caratteri cubitali – tutti i peggiori commenti che un grafico (spesso) è costretto ad ascoltare ogni volta che promuove un suo lavoro. Il risultato è molto efficace e mette quasi i brividi. Sarebbe bello se bastasse solo questo, ma ogni pubblicità progresso funziona solo su chi è già d’accordo con te.

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