La Strada. Dove si crea il mondo. Al MAXXI fino al 29 Aprile
In mostra al MAXXI fino al 29 Aprile, un’esposizione di artisti che raccontano la strada in ogni declinazione – e rappresentazione – possibile.
Chiunque incontri lungo il mio cammino mi chiede:
“Dove abiti?”
E io rispondo: “Sui miei piedi”.
“Allora dove abitano i tuoi piedi?”
“I piedi non hanno mai dimora”, dico io.Hiwa K
A due passi dal Villaggio Olimpico, di fronte al Parco della Musica di Renzo Piano, nel cuore di un quartiere di confine, a metà tra sfarzo e popolare, sorge il MAXXI, il grande museo di arte contemporanea sulle arti del XXI secolo, ideato e progettato da Zaha Hadid.
All’interno di questo spazio magico, crocevia di arti ed espressioni moderne e assai vicine all’uomo, è aperta al pubblico, fino al 29 Aprile 2019, una mostra dedicata all’unica grande protagonista di ogni centro abitato: la strada.
Intitolata La Strada. Dove si crea il mondo, la mostra del MAXXI è una raccolta di più di 200 opere provenienti da ogni angolo del mondo così come lo conosciamo, ma anche come non lo conosciamo: gli artisti protagonisti di questo percorso intenso e straniante, infatti, nascono, crescono e vivono in città di ogni genere, dai piccoli centri abitati e rurali alle grandi metropoli giapponesi o americane. Ed è proprio lì, in quelle strade, che si forma la loro espressione, il loro desiderio e bisogno di raccontare e raccontarsi. Nasce lì, in quelle strade, perché è nelle strade che si crea il mondo.
Ecco, quindi, che quello che appare come un semplice viale può trasformarsi in un punto di incontro tra pubblico e privato, tra arte e architettura, tra espressione e funzionalità. Ecco, quindi, che quelle piazze diventano teatro di battaglie, rivendicazioni, lotte politiche, espressive ma anche drammaticamente fisiche e altrettanto dolorose, tutte mirate ad un unico fine: la libertà.
La strada diventa, così, luogo di scontro e di incontro, dove rivendicare la propria libertà – anche e soprattutto lontano da essa. Il risultato che ne deriva è, spesso, anche una critica alla gentrificazione, vista come vero e proprio sfruttamento della periferia e offuscamento della povertà.
In un crescendo di ansie e tensioni, politiche e sociali ma anche estremamente intime, il visitatore si trova lui per primo immerso in un incrocio di strade variegate e vissute, dove battono migliaia di cuori all’unisono e dove quelle migliaia di persone contribuiscono, loro malgrado, alla trasformazione necessaria di un tessuto urbano in continuo movimento.
Se passate dal MAXXI, dopo la mostra fatevi un regalo: uscite dal museo, percorrete Via Guido Reni in direzione del Parco della Musica, attraversate la strada e perdetevi nel Villaggio Olimpico, un vero e proprio esempio di riqualificazione territoriale che affaccia su uno dei quartieri più ricchi della città (il quartiere Parioli).
Realizzato in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960, il Villaggio Olimpico sorge lì dov’erano le baracche degli sfollati della seconda guerra mondiale. L’idea era quella di riqualificare il territorio, offrendo agli atleti l’ospitalità che meritavano, in un complesso edilizio moderno e concreto a due passi dallo Stadio Olimpico di Roma. A fine Olimpiadi, le case sono state concesse agli impiegati statali, fino al 1972, anno in cui il Villaggio Olimpico diviene un complesso di case popolari e il comune, piano piano, decide di abbandonarlo a se stesso. Nel 2000, poi, si tentò un altro esperimento di riqualificazione, con l’apertura – a due passi veri dal Villaggio Olimpico – del Parco della Musica di Renzo Piano, un vero e proprio capolavoro architettonico e di acustica che troneggia su tutto il quartiere dei Parioli di Roma.
Grazie al suo aspetto decadente e decaduto, alle sculture futuriste che circondano il quartiere e alla presenza di quel meraviglioso parco, il Villaggio Olimpico è uno dei posti più suggestivi e affascinanti della città. Vedere – e vivere – per credere.