Il cinema si anima – la recensione di Loving Vincent

[Potrebbe contenere alcuni minori spoiler che non pregiudicano il godimento del film]

Vincent Willem van Gogh è stato definito, benché lui stesso non amasse le catalogazioni, un post-impressionista, e forse un precursore dell’espressionismo. Le due correnti pittoriche erano a contrasto l’una con l’altra, la prima dipingendo la realtà di quello che veniva visto nel momento in cui la si vedeva, mentre la seconda, l’espressionismo, tendeva in piena contrapposizione a mostrare le emozioni dell’attimo e ad esteriorarle. Vincent van Gogh viveva lì, inconsapevolmente geniale, nel mezzo di queste due correnti, esattamente dove vorrebbe essere Loving Vincent, film autobiografico e gioiello visivo del cinema di quest’anno. Il film, infatti, si colloca perfettamente tra la bellezza visiva estemporanea di un quadro (animato) e l’incredibile ed emozionante storia della ricostruzione delle ultime ore del pittore olandese.

Loving Vincent è forse uno dei film più complessi della storia del cinema degli ultimi anni. Non solo per la difficoltà nelle riprese ma per la dedizione con cui 115 pittori esperti chiamati a rapporto da tutto il mondo hanno realizzato a mano oltre 65,000 dipinti ad olio, che con difficili giochi tra green screen e proiezioni hanno dato vita ad un’esperienza visiva incredibile, passando per ben 94 dei più famosi quadri realizzati da Vincent van Gogh.

L’idea della realizzazione di questa imponente opera nasce dall’esigenza della pittrice e filmmaker Dorota Kobiela, regista e scrittice del film, la quale in un momento buio della propria vita, dopo aver letto le commoventi lettere di Van Gogh al fratello Theo, si convince a intraprendere il percorso che la porterà nell’arco di svariati anni al completamento, insieme a Hugh Welchman (co-regista), di un grande film di riconoscimento internazionale.

Le lettere di Vincent van Gogh, infatti, sono il motore della trama di Loving Vincent. A distanza di due anni dalla morte del pittore, Armand Roulin, interpretato da Douglas Booth (Noah, Jupiter Ascending), viene incaricato dal padre, direttore delle poste, interpretato da Chris O’Dowd (Calvary, IT Crowd) di consegnare al fratello del defunto, Theo, l’ultima commovente lettera scrittagli, dopo una vita di scambi epistolari. Il viaggio di Armand lo porterà a scoprire le vere vicissitudini della morte di Vincent, interpretato da Robert Gulaczyk, passando per tutte le figure chiave della sua vita in Francia, quali la figlia del locandiere, interpretata da Eleanor Tomlinson, la figlia del dottore che aveva in cura la sua salute mentale, interpretata da Saoirse Ronan, ma soprattutto il padre, il dottor Gachet in persona, interpretato da Jerome Flynn, chiave di tutta la vicenda.

Loving Vincent potrebbe sembrare agli occhi di chi si approccia alla visione del film senza saperne molto solamente un esercizio di stile, un vezzo pittorico, ma in realtà nasconde una trama ben strutturata, sebbene molto semplice. La morte di Vincent van Gogh diventa quasi un caso investigativo per il giovane Armand Roulin, il quale immergendosi nella vita – e letteralmente nei quadri stessi – quasi sprofondando nella stessa follia del pittore, scoprendone la vera natura e l’animo nobile, nella sua modesta semplicità. La malattia mentale, la difficoltà di affrontare una vita di fallimenti economici dati dalla sua scarsa fama, distruggeranno così la tempra di Vincent, del fratello Theo e del “quasi” terzo fratello, il dottor Gachet. La trama sembra quasi investigativa, ma il crimine, il dubbio suicidio, non sono il vero movente del film, come scoprirà a sue spese anche lo stesso Armand. Chi o cosa avesse provocato la morte fisica di Vincent non è più importante, quello che si imprime nello spettatore è il perché un uomo così geniale, che non riesce a trovare una collocazione tra i propri simili, possa aver in qualche modo scelto la morte a scapito della vita.

Visivamente spettacolare in ogni singolo istante della visione, Loving Vincent, incanta il pubblico, coadiuvato dalle musiche dell’ottimo Clint Mansell (Il Cigno Nero, Requiem for a Dream, Moon). L’occhio infine si abitua allo splendore visivo dell’omaggio pittorico e si lascia trasportare da una semplice storia di umanità. Ed è questo forse proprio il punto di forza di questo film, consigliato a chiunque sia appassionato di arti visive, come ripasso di storia dell’arte, ma anche a chi vuole vedere un vero e proprio film al cinema, emozionandosi, ascoltando l’ultimo messaggio al mondo di Vincent van Gogh. Con affetto, Vincent.

Per capire meglio la complessità dell’opera ecco incredibile making of del film:

Il trailer ufficiale:

Loving Vincent sarà nelle sale italiane grazie alla Nexo Digital il 16, il 17 e il 18 Ottobre.

Lovin Vincent
7.5Overall Score
Regia6.5
Sceneggiatura7.5
Fotografia (Animazione) 9.5
Colonna Sonora8
Recitazione7
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