Romacinemafest 2017: il recap del 4 Novembre
Mini guida ai film da non perdere di questa 12ª edizione della Festa del Cinema di Roma
The Place (2017, di P. Genovese)
C’è un bar, nella periferia romana, dove un uomo rimane seduto, per ore, ogni giorno. E ogni giorno ci sono persone che si avvicinano a lui, gli parlano, sembrano preoccupate. Gli chiedono consigli e lui, silenzioso, prende appunti. E queste persone, ogni volta, vanno via più sconvolte di come sono entrate.
Cercando di ripercorrere (anche se involontariamente) il filone intrapreso con Perfetti Sconosciuti, Paolo Genovese si affida a un dramma tratto da una serie tv americana (The Booth at the End) per chiedere al pubblico: fino a dove siete disposti a spingervi per ottenere ciò che volete?
I presupposti di questo film sono molto buoni, inclusi i quesiti che solleva, ma lo sviluppo risulta ancora troppo acerbo per paragonarsi anche solo minimamente al grande cinema americano: gli attori risultano quasi tutti macchiettistici e fuori parte, i dialoghi sono retorici e privi di senso della realtà, la fotografia è povera, ridotta all’osso e non favorisce l’immedesimazione. Un vero peccato.
Spielberg (2017, di S. Lacy)
La regista e produttrice americana Susan Lacy realizza questo documentario (già andato in onda a Ottobre sull’emittente HBO) per mettere a nudo la figura di Steven Spielberg, mostrando al pubblico – in quasi 3 ore di racconto, un’opera davvero mastodontica – i lati più segreti dell’uomo Steven e quelli più interessanti dell’artista Spielberg.
Presentato in Selezione Ufficiale, il documentario sarà proiettato questa sera alle 21 al pubblico della Festa ed ha già ottenuto un ottimo riscontro di pubblico e critica sia in TV, in USA, che al New York Film Festival .
Premio alla carriera: David Lynch
Vestiti eleganti ma casual, ciuffone bianco e camminata pacata, il grande maestro David Lynch ha incontrato oggi pubblico e stampa della Festa del Cinema di Roma, dando vita ad una delirante ed emozionante Q&A incentrato sulla vita, la filosofia quantistica, la meditazione e Twin Peaks.
“Devo ringraziare la meditazione, che mi aiuta ogni giorno a concentrarmi sulle cose che contano davvero”, ha dichiarato il regista/compositore/genioindiscusso americano, ed ha continuato dicendo che, secondo lui, per realizzare un film non serve avere un animo tormentato, ma comprendere cosa vuol dire soffrire, e sono due cose completamente diverse. “Credo sia un falso mito – ha, poi, concluso – credere che i geni siano tutti maledetti: al contrario io credo che bisogna amare quello che facciamo e provare ad essere persone felici”.