Dogman: la recensione dell’ultimo incredibile film di Matteo Garrone

Marcello siamo noi, con la sua stessa debolezza, tipica di chi ha voglia di vivere ancor prima di sopravvivere. Marcello siamo noi, che trascorriamo la settimana sbarcando il lunario, circondandoci solo degli affetti più cari, sperando che ci bastino quelli per andare avanti. Marcello siamo noi, con la stessa rabbia inespressa che fa tanta paura, perché il momento in cui esplode è quello in cui perdi il controllo – e smetti di essere te stesso.

Marcello siamo noi, molto più di quello che pensiamo, ed è per questo che Dogman è un film così intenso e incredibile, pur nella sua semplicità. Perché ti ricorda che Marcello potresti benissimo essere tu – anche se non riesci ad accettarlo (proprio perché non riesci ad accettarlo).

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Ce la ricordiamo tutti la tragica parabola del Canaro della Magliana: Pietro De Negri era un uomo per bene, che amava gli animali e la sua famiglia, con un lavoro umile e semplice e un cuore grande, grandissimo, tipico delle persone che non riuscirebbero a torcere il pelo neanche a una mosca. Eppure Pietro, quella notte di metà febbraio, la testa l’ha persa eccome e l’ha persa così, da uomo umile e per bene ma allo stesso tempo disperato e sfinito da un’ingiustizia e una cattiveria che lo hanno letteralmente divorato e sputato via.

Matteo Garrone, col suo Dogman, parte da un fatto di cronaca per raccontare la parabola di un uomo semplice, comune, troppo ingenuo per sopravvivere in un mondo spietato e sregolato come quello della periferia romana. Un uomo come tanti, come noi, appunto.

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Con inquadrature lente, silenzi interminabili e assordanti insieme, dialoghi essenziali eppure incredibilmente reali, Garrone realizza un film perfetto nella sua semplicità, che riesce ad indugiare sulla disperazione quanto basta per far perdere il senno anche allo spettatore più duro.

Tutto scorre, sullo schermo, con una naturalezza tale che improvvisamente ti dimentichi di essere al cinema, ma ti ritrovi affacciato alla finestra a osservare le miserabili vite di Marcello, Simoncino e di tutte le anime perdute di quel quartiere così disperato eppure così desideroso di andare avanti, nonostante tutto. Urli con loro, piangi con loro e, scena dopo scena, tremi perfino insieme a loro, consapevole che la fine è in arrivo e allora non ci sarà più scampo.

Perché avanti non ci vai, se ti mancano le palle di affrontare chi ti opprime, e Marcello questo lo sa bene. E in fondo lo sappiamo pure noi.

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Dogman
8Overall Score
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8.6